Mettendo da parte band affermate a livello mondiale quali K's Choice e Deus, nell'ultimo decennio il Belgio sembra averci viziato con sostanziose rivelazioni indie alle quali andrebbe prestata sicuramente una maggior attenzione. E' infatti una scena ricca quella belga, la stessa di band storiche come Millionaire e Hooverphonic e che oggi gode di un sottobosco musicale ben nutrito da parte di gruppi come The Experimental Tropic Blues Band, gli sfortunati Girls in Hawaii, Mud Flow e Ghinzu. A questi ultimi in particolare penso sia doveroso dedicare una retrospettiva come utile pretesto introduttivo al discorso sulla scena belga di cui sopra.
Nei primi giorni del 1999, John Israel (conosciuto come John Stargasm) con due ex membri dei Las Vegas Parano, Mika "Nagazaki" Hasson (basso) e Fabrice (alla batteria), assieme a Greg Remy (alla chitarra) e Sanderson (al contrabbasso) forma i Ghinzu. Il nome viene preso in prestito da una nota marca di coltelli giapponese che letteralmente significa "più si affila, più taglia" . Il 15 dicembre 2000 la band rilascia indipendentemente, sotto il marchio Dragoon, il proprio album d'esordio autoprodotto, Electronic Jacuzzi. Registrato a Bruxelles, l'album prende forma in poche sedute di studio tra la primavera e l'autunno del 1999 e 2000. Già ristampato due volte, rappresenta uno spartiacque nel pop contemporaneo. La musica dei Ghinzu può essere etichettata come un noise pop aperto ad influenze arty che rimbalza sul perfetto contrasto tra contrabbasso e chitarra, arricchita da un barocchismo spesso sfrenato nel rincorrersi di pianoforti, trash synth, e sprazzi no-wave. Electronic Jacuzzi contiene 12 tracce in movimento tra ferali ballate per piano ("Turn up The Satan") e ipnotiche centrifughe electro rock in spallata dance ("Electronic Jacuzzi").Un disco moderno e allo stesso tempo atipico, identificativo per una band appena nata; si pensi alle crescite noise di "Dragon" o ai glitcherismi finali dell'inizialmente sussurrata "Dracula Cowboy". Mossi da autoironia ed un approccio lo-fi a mantenere in ogni caso integra la forte componente pop, alla quale si aggiunge la voglia di sperimentare tramite rumore e scelte interessanti (distorsioni su doppie linee di basso e piano in "Dolly Fisher"), i Ghinzu si confermano sin dall'esordio una band matura che riesce in una cinquantina di date a farsi conoscere vendendo alcune migliaia di copie del proprio album d'esordio.
Dopo un nuovo tour nell'estate 2003, il gruppo firma un contratto con l'etichetta Bang! con cui produce il secondo album, Blow, vero e proprio punto di svolta per la band. L'album viene distribuito in Francia, Svizzera, Germania e Scandinavia. L'immagine di copertina dell'edizione belga, giudicata troppo violenta (il cantante John Stargasm decapitato che tiene la testa davanti a un microfono) fu censurata e modificata negli altri Paesi. Il primo singolo dell'album "Do You Read Me" apre ai Ghinzu le porte dei media e di programmi tv come Taratata, Traffic Music, MTV. Il successo del singolo fa decollare le vendite, specialmente in Francia dove il gruppo ha un nutrito seguito di fans. I concerti a Parigi vanno esauriti e in totale in Francia Blow vende 50.000 copie. L'album d'esordio, divenuto introvabile, viene prodotto in una nuova edizione nel novembre 2005.
Blow è un'opera più complessa e articolata rispetto ad Electronic Jacuzzi che, dove sembra muoversi maggiormente verso territori pop dal forte accento radiofonico ("la ballata Radiohediana "Sweet Love", la morbidezza di toni di "High Voltage Queen (The Reign Off)" e il singolo "Do You Read Me") è controbilanciata da capolavori ricchi di tensione (la lunga ed oscura title track), sperimentazioni in zona electro ("Sea- Side Friends"), personalissime pieghe art punk dai testi satirici ("Mine") e strumentali reiterazioni minimali di piano ("21 st Century Crooners"). Da citare, con particolare riguardo, l'enorme catarsi che giunge con "The Dragster Wave", vero e proprio "masterpiece" della band a creare, in un lunghissimo crescendo strumentale di grande atmosfera, suggestioni ad enorme impatto emotivo.
In questo senso, Blow è il vero e proprio capolavoro dei Ghinzu, i quali vengono notati anche per la loro forte audacia compositiva che, nella sperimentazione più disparata, si rendeva in ogni caso accessibile e positivamente fruibile ai più. Così nel 2006, il gruppo scrive e registra la colonna sonora del film Irina Palm-Il talento di una donna inglese, e nello stesso anno, John Stargasm produce il primo album dei Montevideo, un altro giovane e promettente gruppo indie rock bruxellese, e partecipa con il bassista Mika Nagazaki ad un pezzo registrato in duo Ghinzu/Montevideo, "Drunk for the last time".
Nel frattempo il batterista Fabrice George esce dai Ghinzu e viene sostituito da Tony "Babyface" Poltergeist.
21st Century Crooners viene usata dalla società delle ferrovie francesi (SNCF) per uno spot pubblicitario volto al rinnovamento della propria immagine e il brano Blow viene inserito nella colonna sonora (a cura dei Millionaire) del film Ex Drummer, esordio del giovane regista Koen Mortier e basato sull'omonimo libro di Herman Brusselmans, romanzo di culto belga paragonabile al Trainspotting di Welsh.
Dopo una moltitudine di date nei Paesi Bassi (Venlo, Nijmegen, Tilburg, Den Bosch), l'apparizione in numerosi festival dell'estate precedente (Valkhofaffaire a Nijmegen, Zinin Festival di Utrecht), concerti sold out a Parigi, date in Svizzera e partecipazione al rinomato Montreux Jazz Festival, nel 2009 i Ghinzu rilasciano il loro terzo album Mirror Mirror.
Dopo una moltitudine di date nei Paesi Bassi (Venlo, Nijmegen, Tilburg, Den Bosch), l'apparizione in numerosi festival dell'estate precedente (Valkhofaffaire a Nijmegen, Zinin Festival di Utrecht), concerti sold out a Parigi, date in Svizzera e partecipazione al rinomato Montreux Jazz Festival, nel 2009 i Ghinzu rilasciano il loro terzo album Mirror Mirror.
Sarà la forte aspettativa dovuta a quello che è il naturale erede di Blow ma Mirror Mirror riceve pareri molto più tiepidi, avvicendando una scaletta che sembrerebbe non decollare come dovrebbe. In questo terzo album si sente il lavoro di una band che ha passato molto tempo sulla scrittura quanto nella ricerca dei suoni, (basti prendere ad esempio l'apertura di "Cold Love") ma che sfortunatamente nel complesso del disco sembra aver esaurito quella carica artistica e quel carisma dei primi due album, proponendo dei brani meno diretti sulla falsariga del proprio non genere. Mirror Mirror si delinea in ogni caso anch'esso come un album complesso, forse il più difficile dei tre da assimilare e il quale probabilmente potrebbe godere a distanza di tempo di una rivalutazione generale. Non mancano i singoli radiofonici per eccellenza come "Take It Easy" e l'album appare già al primo posto di i Tunes Belgio per vendite nella prima settimana dall'uscita digitale. L'innovazione maggiore mossa da Mirror Mirror, potrebbe essere quella virata da terrorista sonoro in zona disco, tangibile nella title track o in "Je T'Attendai" a lasciar scorgere l'eredità di band come Death From Above 1979. A non venir meno gli sperimentalismi prog più stranianti a base di elettronica ("Interstellar Orgy") o sterzate in zona electro garage ("Kill The Surfer").
Complessivamente l'operato dei Ghinzu è sicuramente qualcosa di interessante, particolaristico e allo stesso tempo meritevole di giungere ad una fama di livello internazionale.
Il Belgio gode di una scena così viva, variegata e degna di nota che si augura possa godere ben presto di una maggior attenzione e considerazione a livello mondiale. Restate sintonizzati per nuovi aggiornamenti dalle Fiandre.
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