giovedì 20 dicembre 2012

Smashing Pumpkins – Mellon Collie And The Infinite Sadness 1995


Passato lo sconquasso dovuto alla morte di Cobain, e alla fine formale del grunge, i gruppi spinti su quel carrozzone creato dai media, iniziano una nuova vita, slegandosi dalle sonorità degli esordi, iniziando a sperimentare e dando vita, probabilmente, al momento più creativo del periodo tutto. La storia è sempre la stessa, come per il punk, una volta passata la smania e la foga giovanile i vecchi rappresentati del genere abbassano le chitarre, raffinano la scrittura, gli arrangiamenti e la produzione, vanno oltre insomma. L'esempio più lampante e definitivo del passaggio dal grunge di marca Led Zeppelin/Black Sabbath mixati hardcore, a quello successivo, crocevia di stili e riferimenti, è di certo il terzo disco degli Smashing Pumpkins. Inseriti completamente a caso nel filone grunge (diversa la provenienza e lo stile) per pura convenienza commerciale, il gruppo di Billy Corgan, dopo un primo disco grezzo e scuro, arriva al successo planetario con il secondo, bellissimo, Siamese Dream che con le sue melodie punk e le meravigliose ballate quasi smithsiane, sfiorerà vendite pari a 15 milioni di copie. Dal 1993, anno di uscita del secondo album, all'inizio della produzione di Mellon Collie, le cose sono però molto cambiate, sia fuori dai confini del gruppo sia nelle dinamiche interne. Corgan, da sempre padre e padrone, porta agli eccessi il suo dispotismo, relegando al ruolo di veri e propri comprimari i suoi compagni. Le chiavi di lettura del percorso creativo di Corgan durante le fasi di registrazione del disco saranno due; magniloquenza ed esagerazione. Mellon Collie and The Infinite Sadness è un disco esagerato, esagerato nella bellezza, nella produzione, nella qualità di scrittura, nella sensazione di genialità assoluta del suo autore. Mellon Collie è, e sarà sempre, il capolavoro assoluto di Billy Corgan e anche il suo epitaffio creativo.

La recente ristampa  di MCATIS
Dopo una travagliata e lunghissima fase produttiva (leggenda vuole che, insoddisfatto della tecnica dei compagni, incapaci di mettere in pratica le sue esplosive idee, Corgan abbia suonato tutto il disco da solo) gli Smashing Pumpkins danno il saluto all'epoca Nirvaniana pubblicando un doppio cd e quadruplo lp, 28 canzoni intrise di dolore e debolezza, raffinate melodie e urticanti chitarre. Già di per se, all'epoca, l'idea di un doppio era alquanto bizzarra, iniziato l'ascolto del disco, poi, la totale astrazione da quanto ascoltato sino a quel momento, sia nella produzione degli SM sia nella musica circolante negli anni '90, era completa e straniante. Mellon collie è un concept (avete detto progressive?) sulla giornata di un adolescente, dalla mattina all'alba fino al tramonto e alla notte stellata. Il disco parte con la titletrack uno strumentale per solo Piano, archi e mellotron, totalmente spiazzante per chi si aspettava delle chitarre pompate, ma il pezzo di apertura non è un vezzo è il vero emblema dell'album, è la chiave che apre la porta. "Tonight, Tonight" è, se vogliamo, ancora più sorprendente, una ballata che, negli anni '90, per bellezza, epicità ed intensità è seconda solo a "Nightswimming" dei R.E.M. Un capolavoro fatto di chitarre e archi che si rincorrono, dove la batteria di Chamberlin scandisce i tempi del crescendo in modo perfetto, fino al finale dove gli archi sembrano quasi urlare di piacere, per sopirsi, infine, in un dolce arpeggio di chitarra. Dov'è il grunge, Billy? "Jellybelly" è una cavalcata elettrica con delle chitarre potenti ed estrogenate che si rimettono alla melodia. "Zero"è il primo pezzo davvero pesante, con delle chitarre a sfiorare il metal e una melodia amara e distruttiva, i testi di Corgan iniziano a colare fiele. E' l'inizio di un viaggio dentro la sua condizione e il suo pensiero della condizione umana, non sarà piacevole. Dopo l'hard rock di "Here is no Why" ecco, finalmente, l'unico pezzo grunge dell'intero disco; “Bullet with Butterfly Wings” il primo singolo estratto è una cavalcata hard nel perfetto stile corus verse corus, una canzone quasi nirvaniana nel disco che al grunge da l'addio definitivo.



To Forgive” è una ballata dimessa e pessimista che nemmeno nel ritornello arricchito da un organo trova pace. “An Ode to No One” è un altro hard rock robusto che dopo una coda quasi psichedelica lascia il posto ad uno dei capolavori del primo dei 2 cd. “Love” è una colata lavica di amarezza e nichilismo adolescenziale con l'amore che diviene strumento di tortura, mentre una chitarra saturata e piena di delay amplifica i sensi dell'ascoltatore. “Cupid de Locke” è un'altra ballata raffinata dolce, questa volta l'amore è una consolazione, un sentimento senza ostacoli. "Galapagos", una rivisitazione di “Disarm”, il singolo di maggior successo del disco precedente, è una ballata epica in pieno stile “barocco b0lly”, decisamente un capolavoro. “E salvami da me stesso e tutto ciò in cui credo, non mi opporrò al dolore, non mi opporrò al cambiamento. E se ti dovessi deludere adesso, mi lasceresti anche tu?

Avere 19 anni, la prima morosa seria, e il cuore che scoppia di sentimenti; finalmente anche gli adolescenti anni '90 avevano il proprio Morrissey. Il primo disco si avvia alla conclusione con altri due pezzi da novanta, la dolce ed elettrica "Muzzle" e l'epica ed estenuante “Porcelina of the Vast Ocean”, il concetto di psicadelia di Billy Corgan.

Dawn to Dusk” si chiude con un contentino lasciato a al fido James IhaTake Me Down” è una fragile ballata acustica senza infamia e senza lode.


L'estenuante viaggio continua con “Twilight to Starlight” che inizia con un pezzo spaventoso per epica e chitarre che sfiorano l'incubo sonoro “Where Boys take to Friend” è la declinazione del pessimismo Pumpkiniano, pessimismo che la successiva “Bodies” riesce, addirittura, a superare “Love is Suicide”, chiaro e reciso, come dargli torto? “Thirty-Three” è un'altra ballata conciliante dove l'amore, questa volta, è qualcosa che sembra possa durare per sempre, schizofrenia portami via. “In the Arms of Sleep” è un'altra ballata, triste preludio al capolavoro del secondo disco di Mellon Collie.
1979” è una ballad elettrica, una cavalcata meravigliosa, un racconto di un'adolescenza dall'incedere pop, una canzone per la vita. “Tales from Scorched Earth” alza nuovamente i volumi in un'esplosione di chitarre industrial ad alta densità che ricorda quasi i Nine Inch Nails. “Thru the Eye of Ruby” è invece un rock sognante e psichedelico che ricorda, in alcune parti, i Pink Floyd dei tardi anni '80. Segue l'acustica e bellissima “Stumbeline” un piccolo capolavoro lasciato alla voce di Corgan e alla sua chitarra acustica. “X.Y.U.” Invece scalda le valvole degli ampli e si lascia andare in un hard rock che ricorda i Metallica, con Corgan che urla quasi come fosse Phil Anselmo. Dopo una coda pesante come un macigno l'atmosfera cambia completamente con “We Only Come out at Night”, un pezzo bellissimo e raffinato pur nel suo incedere barocco, con piano e clavicembalo che disegnano una filastrocca agrodolce. Magniloquenza, dicevamo. “Beautiful” è un pezzo pop davvero straniante completamente avulso non solo dal disco, ma dall'intera produzione dei Pumpkins; sembra quasi un pezzo dei Blur di 13, prima di 13, seppur strano è un esperimento riuscitissimo. “Lily (my one and only)”è l'ennesima ballata barocca guidata dal pianoforte, un omaggio, forse, al Mc Cartney di Honey pie: ennesimo capolavoro. Segue una lenta cavalcata psichedelica “By Starlight”. A chiudere il disco è “Farewell and Goodnight” dove tutti i Pumpkins si dividono la voce, il viaggio è finito.



Billy Corgan nel 1995 era all'apice della sua creatività, capace come è stato, di creare un microcosmo emozionale così perfetto e delicato. “Mellon Collie and the Infinite Sadness” è stato un disco generazionale nel senso più puro del termine, forse l'ultimo del genere. Chi ha avuto dai 14 ai 21 anni, e un animo gentile, tra il '90 e il '95 non può non essersi perso nei racconti emotivi di Corgan che proprio in questo disco raggiungono l'apice espressivo. Come già accennato, gli adolescenti nineties, senza una guida che li portasse per mano nei meandri dei propri sentimenti, abbandonati prematuramente dall'unico, e più sbagliato, degli eroi possibili, trovano finalmente un compagno con cui dividere le proprie paure. Il caso ha voluto che proprio in quegli anni iniziassero ad uscire i primi veri capolavori emocore, finalmente i sentimenti trovavano i propri cantori. Dicevamo della rilevanza generazionale del disco. Dopo l'effetto esplosivo dell'uscita di MCATIS stuoli di adolescenti si arruoleranno nelle fila dell'esercito Pumpkiniano, ma Corgan non riuscirà più, da li in avanti, a fare proseliti. Anzi, nessun adolescente degli anni '00 si innamorerà delle Zucche lasciandole all'oblio e rendendole feticcio per vecchi kids ormai trentenni.

Corgan, dopo aver raggiunto il proprio Zenit inizierà una fase involutiva impressionante, penso che mai si sia visto un tale contenitore di talento dissolversi così presto, dai fasti dei dischi dei '90 Billy divenne presto b0lly, zimbello dell'intera scena indie mondiale, capace di tonfi impressionati, come l'avventura con gli Zwan, e  “The Future Embrace”, il disco solista, vera pietra tombale del suo talento. “Mellon Collie and the indefinite sadness” non inventa nulla, non sposta nulla, non influenza nulla nel rock, ma ha un merito, enorme e granitico, un merito che è solo dei grandi dischi: emozionare e lasciare spiragli per il  futuro.
La nuova, bellissima, ristampa amplifica i meriti compositivi di Corgan ad un livello creativo a cui si fatica a credere. Rinfocolare passioni e amplificare  i ricordi, Mellon Collie rimane, dopo tanti anni, uno stroboscopio emozionale mirabolante.

We will never forget you B0lly.

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