mercoledì 14 agosto 2013
Distorsioni mentali della postcontemporaneità: Front line assembly
giovedì 20 dicembre 2012
Smashing Pumpkins – Mellon Collie And The Infinite Sadness 1995
La recente ristampa di MCATIS |
Avere 19 anni, la prima morosa seria, e il cuore che scoppia di sentimenti; finalmente anche gli adolescenti anni '90 avevano il proprio Morrissey. Il primo disco si avvia alla conclusione con altri due pezzi da novanta, la dolce ed elettrica "Muzzle" e l'epica ed estenuante “Porcelina of the Vast Ocean”, il concetto di psicadelia di Billy Corgan.
L'estenuante viaggio continua con “Twilight to Starlight” che inizia con un pezzo spaventoso per epica e chitarre che sfiorano l'incubo sonoro “Where Boys take to Friend” è la declinazione del pessimismo Pumpkiniano, pessimismo che la successiva “Bodies” riesce, addirittura, a superare “Love is Suicide”, chiaro e reciso, come dargli torto? “Thirty-Three” è un'altra ballata conciliante dove l'amore, questa volta, è qualcosa che sembra possa durare per sempre, schizofrenia portami via. “In the Arms of Sleep” è un'altra ballata, triste preludio al capolavoro del secondo disco di Mellon Collie.
“1979” è una ballad elettrica, una cavalcata meravigliosa, un racconto di un'adolescenza dall'incedere pop, una canzone per la vita. “Tales from Scorched Earth” alza nuovamente i volumi in un'esplosione di chitarre industrial ad alta densità che ricorda quasi i Nine Inch Nails. “Thru the Eye of Ruby” è invece un rock sognante e psichedelico che ricorda, in alcune parti, i Pink Floyd dei tardi anni '80. Segue l'acustica e bellissima “Stumbeline” un piccolo capolavoro lasciato alla voce di Corgan e alla sua chitarra acustica. “X.Y.U.” Invece scalda le valvole degli ampli e si lascia andare in un hard rock che ricorda i Metallica, con Corgan che urla quasi come fosse Phil Anselmo. Dopo una coda pesante come un macigno l'atmosfera cambia completamente con “We Only Come out at Night”, un pezzo bellissimo e raffinato pur nel suo incedere barocco, con piano e clavicembalo che disegnano una filastrocca agrodolce. Magniloquenza, dicevamo. “Beautiful” è un pezzo pop davvero straniante completamente avulso non solo dal disco, ma dall'intera produzione dei Pumpkins; sembra quasi un pezzo dei Blur di 13, prima di 13, seppur strano è un esperimento riuscitissimo. “Lily (my one and only)”è l'ennesima ballata barocca guidata dal pianoforte, un omaggio, forse, al Mc Cartney di Honey pie: ennesimo capolavoro. Segue una lenta cavalcata psichedelica “By Starlight”. A chiudere il disco è “Farewell and Goodnight” dove tutti i Pumpkins si dividono la voce, il viaggio è finito.
We will never forget you B0lly.
domenica 21 ottobre 2012
Elliott Smith - XO - 06.08.1969 - 21.10.2003
venerdì 3 agosto 2012
The Van Pelt, i sultani del sentimento
Non ho mai nascosto il mio odio smisurato per il post rock, un atto di cattiveria, a mio avviso esiziale, nei confronti della musica che preferisco. L'hardcore rallentato e rarefatto degli Slint (l'inizio di tutto, l'inizio della fine) è musica assolutamente apprezzabile, così come lo sono le successive evoluzioni, a scanso degli eccessi tecnicistici di gente come i Tortoise, il post rock non è stato altro che una delle ramificazioni dell'indie rock statunitense e come tale va esattamente nella direzione giusta, solo che non cantano, ma perchè non cantano? Come si può amputare una parte così importante in una canzone, a cosa servono cavalcate chitarriste epiche se non arrivano ad un urlo e a delle parole che ci ricordino di essere vivi? Neil Young in “Cortez the killer” (la vostra più grande influenza) alla fine si mette a cantare, perchè voi non cantate? L'incomunicabilità, ecco cosa odio del post rock.
Scusate la digressione, ma serviva appunto per spiegare il mio amore incondizionato per “Sultans of Sentiment”, una perfetta fusione di post rock, indie, un pochino di furore post hardcore con un recitato che è una meravigliosa resa alla più piacevole forma canzone. A scanso di equivoci, non sto assolutamente affermando che i Van Pelt siano una semplice deriva post rock leggermente variata, i Van Pelt sono qualcosa di unico, che non c'era prima e che non è più stato ripetuto tante e complicate sono le loro peculiarità.
Dolenti arpeggi di chitarra si alternano a cavalcate elettriche sghembe e dissonanti per tutto il disco, delicate ballate con un fondo sempre amaro e appiccicose scorribande di pop deforme ad altezza Pavement, esperimenti sulla ritmica che quasi ricordano la new wave ("TheYoung Alchemists"). Atmosfere coinvolgenti, momenti di tensione che si stemperano in dolci ritornelli, i sultani del sentimento, su una cosa non ci si può sbagliare, i Van Pelt sono emo fino al midollo, un'emotività che si evidenzia dalla musica sempre nervosamente appesa ad un filo di razionalità ("Yamato") che nelle liriche piene di allusioni e derive adolescenziali, giungono al cuore al colmo delle emozioni ("Don't Make me Walk my own Log").
Sultans of Sentiment dopo tanti anni riesce ancora a trasmettere le stesse emozioni di quando lo si è ascoltato la prima volta tanto è immediato il trasporto che trasmette, il concentrato di amore purissimo per la vita, nei suoi lati più belli quanto per quelli più amari, che si trova nei suoi solchi.
mercoledì 9 maggio 2012
Brass monkeys - The B.E.A.S.T.I.E. Boys
New York City. Fine degli anni '70, inizi degli anni '80. I Beastie Boys nascono nel contesto della Grande Mela precorrendo e perseguendo meglio di tutti gli altri il concetto di crossover che poi si svilupperà fortemente negli anni '90. Inizialmente c'è l'Hardcore Punk di matrice newyorchese e non solo. Michael "Mike D" Diamond, Adam "MCA" Yauch, John Berry e Kate Schellenbach sono i The Young Aborigenes, vengono fondati nel 1979 ma cominciano a fare realmente musica nell'81. Poi si aggiunge Adam "Ad-rock" Horovitz, musicista nei The Young And The Useless, e allora ecco il primo, storico e.p. Polly wog stew del 1982. Qui nascono già i primi classici. B.E.A.S.T.I.E. Boys apre i battenti ed è una dichiarazione d'intenti molto diretta e semplice. Egg raid on Mojo è una dedica ad un buttafuori, è in chiusura e rappresenta il degno punto della loro prima release. E' ancora oggi uno dei loro brani migliori del primo periodo. Presto succede qualcosa: i tempi stanno cambiando e i Beasties, coadiuvati dal loro dj nonchè deus ex machina della storica label Def Jam, Rick Rubin, virano verso lidi Hip Hop, cercando la sperimentazione dei linguaggi dell'HH con quelli del rock. Schellenbach non ci sta e prosegue il suo percorso, Berry viene rimpiazzato da Horovitz e nel frattempo è uscito Cooky Puss, lavoro di transizione che porta inevitabilmente a Licensed to ill nel 1986 dopo alcune releases.
THE NEW STYLE
La label è la Def Jam, ai piatti c'è Rubin, ai microfoni c'è il trio definitivo, Mike D, MCA e Ad-rock. Tutto è pronto per fare un po di sano crossover tra HH oldschool (ma quelli erano gli anni '80), rock'n roll e punk, e in tutto questo c'è posto per una collaborazione con i loro predecessori, i Run DMC, che nel frattempo avevano realizzato qualcosa di simile con la storica Walk this way, con gli Aerosmith. Quello che rende unici i Beasties però è il fatto che loro non sono dei rapper ma degli artisti che, tra le altre cose, rappano. E inoltre sono bianchi. Il loro crossover parla la lingua della multiculturalità che nasce dalle loro origini ebraiche. Quello che si sente è musica che sembra non prendersi estremamente sul serio ma che riveste un ruolo molto serio all'interno del panorama. E se Rhymin' and stealin introduce il discorso, subito gli segue The new style. "Il Nuovo Stile" è il crossover. E si prosegue così con un brano jingle come Girls e soprattutto con Fight for your right (To party), altro classico fondamentale della band, poi con No sleep 'til Brooklyn e con Brass monkey, andando a formare un trittico fondamentale per la comprensione del genere. Non che Slow and low in collaborazione con i Run DMC e Time to get ill siano da meno. L'impressione è sempre che loro non sbaglino mai e che tutti i brani siano destinati a diventare dei classici del genere. In tutto ciò non ha importanza fondamentale quale sia stato il processo concreto che li ha portati verso altri stili: le loro radici nell'Hardcore sono ancora ben salde, ma questo si mostrerà particolarmente qualche anno dopo.
B-BOY BOUILLABAISSE
Dopo l'enorme successo del disco precedente, due anni dopo il trio ci riprova e crea qualcosa di eccezionale e di completamente diverso rispetto al passato. La sensazione è quella di essere sempre più lontani dagli stilemi dell'HH classico e sempre più vicini alla Musica in quanto tale. Questo è dimostrato dalla scelta (per la prima volta) di servirsi di musicisti di ottima fama per creare cose più particolari. Il risultato è Paul's boutique del 1989, da molti considerato uno dei più importanti dischi della storia della musica. I Beasties cambiano completamente suoni e si spingono verso la sperimentazione delle nuove soluzioni, lasciando bruciare l'aereo di Licensed to ill scoprendo l'esperienza del lavoro in studio, e da qui nascono classici fondamentali come Shake your ramp, Shadrach, Hey ladies e altri per citare i più famosi, per quanto anche in questo caso ogni brano sia essenzialmente eccezionale, dal primo all'ultimo. La gamma dei suoni aumenta vertiginosamente e così anche le soluzioni stilistiche, nonostante i nostri continuino a rimarcare fortemente il loro approccio apparentemente divertentistico nei confronti del loro lavoro. Chiude una lunga suite, B-boy bouillabaisse, uno dei loro migliori episodi di sempre.
STAND TOGETHER
1992. Siamo entrati negli anni '90 e la musica è notevolmente cambiata. Nel frattempo è arrivato il grunge, si sta creando in maniera sempre più decisa un concetto commerciale di crossover e i Beasties si pongono ancora una volta come pionieri dimostrando la loro genialità in Check your head. Ancora una volta tutto cambia sempre in meglio e i nostri compiono uno step che li porta a riscoprire le loro radici Hardcore Punk e, allo stesso tempo, a sperimentare nuove sonorità anche attraverso strumentali affascinanti, grazie al lavoro svolto da Mark "MoneyMark" Nishita. Se Licensed to ill esplora l'HH old school giocando sull'implementazione dei codici rock e se Paul's boutique dà maggiore profondità al tutto, nel 1992 il trio realizza un lavoro basato sulla musica nei confronti della quale il rappato occupa un livello maggiormente di contorno, lo si evince già dai primi brani. Jimmy James recita "This is the first song of the new album". Il nuovo album non è solo un nuovo album ma indica una direzione differente. In questo brano le liriche sono relativamente importanti. Questo discorso segue anche per la successiva Funky boss che espone un suono molto più fisico, lontano dalla ritmica usuale nel genere. E Gratitude completa il discorso ripescando a piene mani dal rock classico per realizzare un brano epico, classico. Lighten up sperimenta per la prima volta verso stili di musica legati all'universo del tribale e in generale della musica strumentale d'atmosfera, elemento che d'ora in poi sarà sempre presente, sempre con grande classe. All'ottima e old school Finger lickin' good segue un altro dei grandi classici, So what'cha want, collaborazione con i Cypress Hill. Time for livin' resuscita le atmosfere Hardcore Punk degli esordi e le trasporta nel suono degli anni '90. E' un episodio che conoscerà molto seguito e che segna l'energia sempre forte. Something's got to give è una famosissima strumentale che chiude idealmente la prima parte del disco, mentre la seconda percorre ed esaspera il lato più sperimentale dei nostri. L'album è una pietra miliare.
SURE SHOT
Due anni dopo la prova precedente e dopo la pubblicazione di tre veri gioielli arriva il momento del vero successo commerciale per il trio che però mantiene alto il livello del songwriting e lo spirito sempre forte e vero come agli inizi. Ill communication non è solo il simbolo della consacrazione a livello mondiale ma è anche il loro periodo più prolifico e più ricco di rimandi al rock, al punk, alla musica strumentale, oltre ad enfatizzare un primario interesse verso tematiche spiritualiste. Questo è l'anno di MTV e dei video storici in cui i nostri vengono conosciuti anche in Italia attraverso hit singles, cavalli di battaglia come l'opener Sure shot, Root down, Sabotage e Get it together. Anche su queste prove si evince la grande versatilità di un trio di artisti che comunque sembra portare alle estreme conseguenze la propria idea di cosa voglia dire suonare crossover. La già citata Sure shot diventa subito un classico al quale segue l'Hardcore Punk di Tough guy, passando per la strumentale Bobo on the corner per poi sfociare in uno dei trittici più amati e più conosciuti: Root down / Sabotage / Get it together, questa in collaborazione con Q-tip degli A tribe called quest. I brani che seguono sono sempre di ottimo livello ma più particolari, dimostrando la volontà da parte dei Beasties di dedicare la seconda parte dei loro dischi agli esperimenti sonori, tradizione che inizia con il disco precedente e che accompagna anche il successivo Hello nasty. Come detto sopra i nostri riscoprono le loro radici HC e nello stesso anno pubblicano Some old bullshit, raccolta dei loro primi brani tra i quali anche quelli contenuti in Polly wog stew. Nel 1995 arriva anche l'Aglio e olio E.P., che propone brani nuovi di zecca, rilettura novantiana di un passato mai dimenticato, che diventa immediatamente un pezzo di culto. Dopo il grande successo i nostri decidono di allontanarsi per un po dai riflettori per dedicarsi a progetti solisti e per abbracciare la causa del Free Tibet, che li assorbirà da lì agli anni a venire. The in sound from way out! è una raccolta di alcuni tra i loro maggiori esperimenti strumentali che guadagna un buon successo.
UNITE
Il 1998 è l'anno del come-back, dopo ben quattro anni dall'ultimo disco ufficiale in studio. Questo desta alcune preoccupazioni nei fan i quali temono una virata stilistica o una perdita di mood. Da un certo punto di vista infatti questo disco si presenta in modo molto diverso dai precedenti, è molto più riflessivo, molto più serio e impegnato, dal mood più oscuro ma che allo stesso tempo contiene una lunga serie di perle di valore inestimabile, il dj Michael "Mix Master Mike" Schwartz fa il resto. L'Hardcore Punk viene omesso per fare posto ad un maggior numero di brani strumentali sperimentali che viaggiano verso lidi di bossanova e verso l'HH sperimentale dei primi anni '90. Il successo commerciale continua ad essere grandissimo negli Stati Uniti ma diminuisce considerevolmente in Europa, anche se i singoli reggono molto bene. E' stato spesso definito come il disco simbolo della svolta elettronica e si sente, spiazzante ma senza dubbio un capolavoro. Dopo le prime parentesi old school come l'opener Super disco breakin' e The move arriva l'elettronica di Remote control. Ma i veri pezzi forti, motori del cambiamento all'interno del trio, sono Body movin', della quale esistono due versioni, una più old school e un'altra fortemente elettronica, e soprattutto Intergalactic, ancora oggi nelle vette delle classifiche, senza dimenticare Three MC'S and one Dj. La seconda parte del disco è la più sperimentale e la meno conosciuta ma non per questo meno fondamentale. La sensazione generale è che i Beasties si stiano allontanando sempre più dagli anni '80 e dai primi '90 per abbracciare una musica lenta e riflessiva, fortemente legata all'idea del culto, una musica ultraterrena.
THE FIVE BOROUGHS
Sfruttando la scia dell'ultimo lavoro in studio, i Beasties pubblicano il loro primo vero Greatest Hits che contribuisce a rilanciarli nel mercato mondiale. Si tratta essenzialmente di un doppio disco che parla le varie lingue degli anni '80 e dei '90 e che contiene un brano come Alive che suona malinconico, parla di tempi passati insieme e dell'avanzare degli anni ed è un momento emblematico perchè gli anni 2000 segnano un passaggio fondamentale dal crossover alla sua distruzione verso un Hip Hop che comincia ad attraversare una grande crisi. Ed è quello che accade anche ai nostri che per anni risultano inattivi, alla ricerca di nuove ispirazioni. Dopo il disco country di Mike D sotto lo pseudonimo di Country Mike passano ben quattro anni prima che To the 5 Boroughs venga pubblicato. Si tratta di un ritorno al passato, alla riscoperta delle radici del loro sound e delle loro origini, un lavoro dedicato alla magica Grande Mela. I five boroughs sono Manhattan, Brooklyn, il Queens, il Bronx e Staten Island. Già dall'opener si capisce che i Monkeys si ripresentano sotto le loro vesti più old school in quello che è un po una sorta di Ill Communication degli anni 2000. Certamente gli anni iniziano a farsi sentire e le loro soluzioni sanno di qualcosa di già adottato in passato, ma regalano comunque un'ottima prova. L'esperienza paga. Nel frattempo fioccano DVD celebrativi e lavori collaterali fino al 2007, l'anno di The mix up, album controverso e particolare frutto di quelle sperimentazioni verso la musica extra-HH portate avanti da Check your head in poi. Il disco si presenta come un In sound from way out! Part 2 e fa capire che i nostri non hanno intenzione di adagiarsi, si muovono bene con esperienza pluriventennale verso linguaggi molto diversi tra di loro. L'idea che traspare è che ormai i Beasties possano fare ciò che vogliano senza vincoli, non che prima fosse così diverso.
MAKE SOME NOISE
MCA, Ad-Rock e Mike D sono ormai dei pezzi di storia, cominciano a sentire il peso degli anni e organizzano concerti sempre più raramente soprattutto in Europa, gli anni 2000 sono quelli della grande crisi e, inoltre, i tempi d'oro sono finiti ma tutti i grandi artisti ancora riconoscono la loro grande influenza sulla loro musica e sull'evoluzione dello stile in generale, classificandoli come una realtà davvero unica. Si comincia a parlare di un disco dal titolo Hot sauce committee che non verrà mai realizzato in favore del suo "sequel", Hot sauce committee Part 2, del 2011. In quei cinque anni i dubbi sulla salute dei nostri si fanno sempre più forti e risultano fondati quando nel 2009 Adam Yauch a.k.a. MCA dichiara di avere un tumore. Nonostante ciò le cose procedono anche se molto a rilento e il disco fatica ad uscire, viene continuamente rimandato mentre i nostri decidono di non suonare più live per ovvie impossibilità. Tuttavia, nonostante questo clima di tensione, all'uscita il disco sa stare perfettamente al passo e presenta dei pezzi molto interessanti, un po appassiti rispetto al passato ma sempre molto degni del nome che portano. I Beasties "sono qui solo per fare un po di musica", il loro messaggio lo hanno espresso, sono stati fieri portatori della bandiera negli scorsi decenni, dal dopo Hello nasty hanno deciso di produrre ottimi dischi per soddisfare la loro volontà di suonare, senza intralci, senza scadenze. Solo come loro sanno fare. Oggi piangiamo la morte di uno dei tre Monkeys, senza il quale le cose non saranno più le stesse. Tuttavia, il nome dei Beastie Boys continua ad echeggiare, come quel pezzo di storia che nessuno può omettere.
1964-2012.
lunedì 9 gennaio 2012
Skinny Puppy (Retrospettiva)
La paura delle epidemie, della vivisezione, della religione, di tutto quello che c’è di negativo al mondo. Gli Skinny Puppy descrivono uno scenario post-atomico distopico in cui non c’è spazio per niente e per nessuno. E’ la paura del mondo post-industriale alle porte del 2000, è il biglietto di andata senza ritorno verso l’ottica del cyberspace, è un ultimo grido disperato verso un mondo in declino, in rovina. E se il Side A di Bites riporta la dicitura Attack, con The choke inizia il Side B, Decay. E i titoli parlano chiaro, da Dead line a Social deception, da Last call fino alla strumentale Film posta in chiusura. L’album avrà molte ristampe con aggiunte, tra le quali Bites + Remission. Nel 1986 Bill Leeb esce dalla band e fonda i Front Line Assembly, altro punto cardine della scena Electro-industrial canadese, proclamandosi il Messia del Cyberpunk e fondando il movimento musicale e nello stesso anno gli SP pubblicano il secondo disco, Mind: The perpetual intercourse, nel quale le parti di sintetizzatore sono state comunque composte da Leeb, a cui subentra in fase di registrazione il sostituto Dwayne Goettel, ex-Psyche, band canadese dedita ad un Synth-pop sperimentale. La grande novità del disco consiste nell’introduzione delle parti di chitarra elettrica, campionata e successivamente inserita. In questo momento nascono le basi per lo sviluppo dell’Industrial Metal. In particolar modo la canzone Dig it verrà citata da Trent Reznor come la sua principale ispirazione nel momento di creazione del disco d’esordio dei NIN Pretty hate machine. Questo lavoro non è il più conosciuto, tuttavia gode di una grandissima importanza perché prova che la band vuole sperimentare nuove direzioni e che ha i mezzi per farlo, soprattutto grazie alle doti registiche di Crompton. Goettel partecipa attivamente alla stesura del disco successivo e si sente. I ritmi si incupiscono, le strutture iniziano a limarsi e definirsi sempre più orientativamente verso il 4/4 in Cleanse fold and manipulate del 1987. La opening del disco, First aid è un inno disperato, una richiesta d’aiuto in un mondo che cade verso l’abisso “Quei fortunati che rischiano il destino per alleviare una loro paura interiore”.
La successiva Addiction, già presente nel disco precedente in versione raw, viene riadattata da Goettel e prende toni molto più cupi, è il loro primo inno di disperazione indotta dalla droga, in particolare dall’eroina, dalla quale Ogre e Goettel sono dipendenti. Seguono altri classici come Second tooth e Deep down trauma hounds, altro brano preso in prestito dal disco precedente e riadattato con suoni nuovi. La produzione del disco è volutamente oscura e vicina agli scenari descritti nei testi, il suono della disperazione fisica ma soprattutto mentale. Tuttavia esso è soltanto un disco di transizione che l’anno successivo porta a VIVIsectVI, il primo lavoro di una trilogia, quella composta dalle loro opere più famose. In questo disco Goettel esprime tutta la negatività sonora e la produzione si fa ancora più oscura e rumorosa. Il mood è devastante e le tematiche espresse sono quelle della condanna della guerra e delle armi batteriologiche, di Chernobyl così come della religione e del suo opposto, il numero del diavolo, e della vivisezione. Tra i brani principali si ricordano le urla disperate di Dogshit, Vx gas attack, Human disease (S.K.U.M.M.), Who’s laughing now, l’alone claustrofobico che permea Hospital waste e molte altre, impossibile citarle tutte. Il passo successivo è Rabies del 1989, il loro disco più punk. In quegli anni tutti i membri della band, in particolar modo Ogre e cEvin Key, sono coinvolti in una moltitudine di side projects, tra i quali si ricordano Cyberaktif (con Bill Leeb), The tear garden, etc…il 1989 è anche un anno di crisi, segnato dallo scontro tra le volontà da parte dei due suddetti membri di imprimere alla band stili diversi. Ogre vuole orientare la formula in misura sempre maggiore verso il rock e il punk, Key vorrebbe virare verso l’elettronica pura. In questo frangente vince il primo. Al Jourgensen, leader degli altrettanto seminali Ministry, decide di suonare delle parti di batteria fisiche per brani come Tin omen e Fascist jock itch, andando a modellare un disco che riprende alcune idee dai Ministry e altre dal passato, con l’introduzione massiccia delle chitarre elettriche e delle ritmiche punk. Il tutto suona molto più fisico e lontano dagli esordi. Tuttavia il loro disco più famoso arriva nel 1990 ed è Too dark park. Si tratta del risultato della disperazione accumulata negli anni, un disco molto critico nei confronti del maltrattamento degli animali e fortemente intriso della maledizione inflitta dalla droga, contribuendo alla creazione di un’opera in cui i dieci brani rappresentano un flusso di coscienza senza inizio né fine, una spirale senza fine verso la distruzione mentale. Apre Convulsion, un pezzo folle da un punto di vista compositivo, nel quale la disperazione prende il posto della rabbia, una dolorosa accettazione di un destino implacabile, è uno dei loro brani più oscuri. Segue un largo numero di classici, da Tormentor, cover dei Death valley ’69 a Spasmolytic, un altro cantico della dipendenza, fino a T.F.W.O., brano di chiara ispirazione Ministry vicino al loro disco Psalm 69. Chiude Reclamation, l’ennesimo urlo straziante. Tra il 1990 e il 1992 i dissapori continuano a crescere, allo stesso modo dell’abuso di droga sempre più esponenziale. Il gruppo minaccia spesso di sciogliersi ma nonostante tutto nel 1992 rilascia Last rights, un altro disco nel quale gli argomenti prevalenti sono la difesa degli animali e la dipendenza, espressa rispettivamente in due inni come Killing Game e l’opener Love in vein “Sogni dai quali non è possibile svegliarsi, strisciano in basso dentro i quieti vasi”. Questo disco sperimenta fortemente in direzione di una elettronica ancor più sperimentale e lontana dalle chitarre distorte e dai tempi del rock, è il primo disco di cEvin Key al termine del quale viene posto l’esperimento Download, chiamato in questo nome sulla base del suo side project, il quale stava inseguendo il percorso dell’IDM. Dopo tre anni di gestazione, di forte dipendenza, di lunghi litigi e soprattutto dopo la morte del tastierista Dwayne Goettel per overdose di eroina, gli Skinny Puppy pubblicano nel 1995 The process, disco postumo fortemente ispirato dagli incontri tra Ogre e le idee del deus ex machina della Industrial Music Genesis P-Orridge, teorico delle idee di Crowley. Ciò che ne viene fuori è il Processo “Luoghi come entità mentali – anime senza età – combattono per scopi individuali – verso risultati collettivi – uno stato di auto conoscenza senza colpa – il Processo sei tu – il Processo è tuo”.
Tra i brani principali è possibile ricordare l’Industrial-Electro-Metal di Death, la semi-ballad Candle, la prima e unica canzone d’amore del gruppo Cult, Curcible e l’elettronica di Blue serge. The Process segna il distacco della band dalla Nettwerk successivamente alla morte di Goettel e ai continui litigi tra Ogre e Key per approdare alla American Recordings, la quale, dopo la sua pubblicazione, rescinderà il contratto avendolo considerato un disco troppo difficile e dalle tematiche troppo irriverenti. Lo scioglimento degli SP segna un ulteriore ampliamento dei side projects, tra i quali si affermano Download per Key e oHgR per Ogre. Se il primo si concentra sull’IDM, il secondo esprime il lato cupo e melodico di Ogre, legato maggiormente ai primi lavori della band precedente ma utilizzando le clean vocals e arrangiamenti meno complessi. Nel frattempo continuano le numerosissime pubblicazioni di materiale live e inedito come la serie Back & forth e un altissimo numero di compilation e di remix album, tra le quali una raccolta dei samples utilizzati da Crompton negli anni. Il 2004 segna, dopo una serie di concerti inaugurali, il ritorno degli Skinny Puppy con una formazione rimaneggiata, con l’inserimento di Mark Walk e di Justin Bennett. Il sound è cambiato ancora e nel disco del ritorno, The greater wrong of the right pubblicato per SPV germany, l’influenza dell’Industrial Metal è particolarmente preponderante, sposata ad una elettronica altrettanto presente in dosi massicce. Nonostante tutto non riesce ad ottenere il successo dei dischi precedenti, i tempi di Goettel sono ormai andati. Nel 2007 vede la luce Mythmaker, un disco più sperimentale nel quale le chitarre sono quasi completamente assenti e che risente fortemente dell’approccio di Key. Nel 2011, dopo lunghe diatribe e due anni di attesa interrotti da falsi comunicati riguardanti l’uscita di un disco dal titolo In solvent see mai pubblicato, esce hanDover, che segna un parziale ritorno verso i tempi di The Process e di The greater wrong of the right, seppure in modo differente. E’ un altro disco firmato in massima parte da cEvin Key. Nel frattempo i side projects continuano a mietere dischi su dischi, regalando emozioni ai fan e ampliando ulteriormente una discografia già molto abbondante. La particolarità e l’unicità che rende grandi gli Skinny Puppy è legata da un lato all’idea musicale fondante differente rispetto ai gruppi canonici appartenenti al genere Electro-industrial, dall’altro all’invenzione sonora e alla particolarità dei ruoli dei membri della band, dal canto di Ogre al sampling di Key, passando per i lugubri e claustrofobici passaggi di Goettel, fino ai clichès utilizzati in alcuni dei loro lavori, mai spiegati. Uno di questi è l’utilizzo, a partire da The Process, di un sample rovesciato tratto da Revolution 9 dei The Beatles, elemento ancora oggi senza risposta. Gli Skinny Puppy si confermano come uno dei gruppi più influenti degli ultimi 25 anni nella scena elettronica e in quella della musica rock in generale.
Discografia essenziale:
- Bites (1985)
- Mind: The perpetual intercourse (1986)
- Cleanse fold and manipulate (1987)
- VIVIsectVI (1988)
- Rabies (1989)
- Too dark park (1990)
- Ain't it dead yet? Live (1991)
- Last rights (1992)
- The process (1995)
- The greater wrong of the right (2004)
- Mythmaker (2007)
- HanDover (2011)
lunedì 21 novembre 2011
Codeine – The White Birch (1994, Sub Pop)
Tanto sottovalutati dall'ambiente "alternativo" istituzionalizzato dei primi anni '90 quanto influentissimi nel panorama underground, ai Codeine oggi si attribuisce la paternità del cosiddetto slo-core. Completamente in controtendenza rispetto a molte delle cose che giravano in quegli anni, come ad esempio il grunge o il post-core, ma perfettamente coerenti ad una scena che si stava consolidando lungo l'asse Louisville-Chicago, il trio ostentava una lentezza difficilmente riscontrabile altrove. Come se un processo di slow-(e)motion filtrasse il punk hard-core, dilatandone i tempi d'impatto ma lasciandone intatto il carattere d'urgenza.
Attivi proprio sulla scena di Chicago dall'inizio del decennio con una prima line-up, che prevedeva Stephen Immerwhar alla voce ed al basso, John Engle alla chitarra e Chris Brokaw alla batteria, i Codeine danno alle stampe nel 1990 lo splendido esordio "Frigid Stars", seguito tre anni dopo dall' ep "Barely Real". Non me ne vogliano i cultori dell' irrinunciabile "Frigid Stars", ma è con l'avvicendamento di Doug Scharin alla batteria (Rex, June of 44, HiM) che i Codeine consegnano alla storia quello che personalmente ritengo il loro testamento artistico: "The White Birch".
L'album, che si avvale in un paio di episodi della presenza di Dave Grubbs (Bastro, Gastr Del Sol), presenta un suono maturo, compatto ma al tempo stesso drammatico, di una ruvidità in grado di graffiare l'anima mentre le canzoni scorrono una dietro l'altra senza soluzione di continuità come se fossero parti separate ma omogenee ad un unico piano-sequenza sonico ed onirico, una narrazione che diventa catarsi attraverso un rapporto intimo e simbiotico che si viene progressivamente a creare tra band ed ascoltatore. Mentre una tensione in bilico tra la dolorosa consapevolezza della fragilità di sé e l'amara accettazione di un presente ineluttabile pervade l'intero album, nella sua prima parte a dominare è quasi un monocromatismo dai forti ed improvvisi contrasti dinamici; dall'iniziale Sea, quasi un manifesto di tutto "The White Birch", fino all'apice emotivo della bellissima Kitchen Light. Washed Up, caratterizzata dal basso distorto e seducente, segna un lieve cambio di rotta verso una maggiore disarticolazione tra le canzoni, mentre la collaborazione con Grubbs da i suoi frutti migliori con la strumentale matematica di Wird, già presente in una versione di solo pianoforte eseguita dallo stesso Grubbs in "Barely Real".
La vicenda artistica dei Codeine è stata al tempo stesso breve ma intensa; meritatamente ascritti al novero delle bands più importanti di tutti gli anni '90, la loro opera è ancora oggi capace di influenzare una mole di musicisti davvero considerevole, oltrechè continuare a produrre in noi quella chimica complessa che chiamiamo emozioni.
Aldo De Sanctis
Sea
a white ship sails on a black sea
takes my love from me
and it takes so long
but then I understand
I understand
put your hand in my good hand
promise not to leave this dry and barren land
and it takes so long
but then I understand
I understand
Kitchen Light
first a kiss, then a fall
some pale shade takes it all
tangled up in a knot
one foot free, one foot caught
light the stove with a match
I just wait, I just think
I'm so sad, I can't stand
I can't stand, I can't stand
Wird